Ore 6:42


Come dice il titolo del post, sono le 6:42.
Mi ritrovo a camminare con un piede messo abbastanza male, ma il dolore è l'ultima cosa che mi sconvolge.
Tutto serve.
Zoppico verso casa mia, credo.
Un altro capitolo di vita si conclude e io ho bisogno di una secchiata d'acqua fredda in faccia, dobbiamo svegliarci in un modo brutale per proseguire e per poter ricevere quella carica di rabbia, dolore ed esasperazione che ci permetterá di rendercene conto.
Sicuramente è la cosa piú bella che mi sia capitata negli ultimi tempi, ma assieme diventiamo troppo spesso nocivi a noi stessi e verso i nostri progetti.
Una parte di me, una piccola parte, vorrebbe trovarselo dietro ora, per risolvere e realizzare che in ogni occasione lui ragiona esattamente come vorrei, ma l'altra percentuale gli è grata per tutto questo e per aver chiuso questa sessione indefinibile.
A volte roviniamo i nostri progetti e in altri casi, sono le nostre ambizioni a distruggere quello che si costruisce assieme.
Ho freddo, la caviglia si gonfia sempre di più, questo mi servirá a lasciare un enorme segnalibro, che mi impedirá di rileggere pagine giá studiate, imparate a memoria e ripassate tante volte.
Non guardo nemmeno la strada, sono sveglio da esattamente 24 ore, ma di dormire non mi sfiora nemmeno l'idea.
Tutto parte da una sbornia, in un periodo dove la tensione è alta, dove non trovi altro sfogo che questo, giramenti di testa e illusione di felicitá.
É giorno giá da un bel pô e sono sempre piû confuso, ma più mi avvicino a casa, piú sono convinto.
Nulla ha interrotto il mio percorso, se le cose sono andate cosí, tutto si spiega da sè.